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Il fenomeno dell’Overtourism in Italia: cos’è, cosa comporta e le soluzioni per destinazioni turistiche come Capri, Venezia, Roma e Firenze

 

Più che darne una definizione del fenomeno dell’Overtourism in Italia bisognerebbe darne un significato, ossia l’incapacità di gestire i flussi per mancanza di strumenti e/o di politiche di governance adeguate alla sostenibilità socio-ambientale del fenomeno turistico.

“According to UNWTO’s long-term forecast, European countries will see a total of 269 million additional international tourism arrivals during the period 2010-2030.”

Ma se le più ambite mete turistiche sono già sul punto di saturazione, come gestiremo questi nuovi arrivi? Il Forecast non contempla l’avvento di nuovi fenomeni che stanno incidendo in maniera negativa sulle decisioni di viaggio. Prima il costo del petrolio, poi il terrorismo e ora l’overtourism potrebbe disincentivare l’incoming in Europa se passasse il messaggio che le città sono invivibili, i trasporti al collasso e i luoghi d’arte sopra-affollati.

“Turisti andate a casa”

Overtourism italia

E’ il messaggio forte di molti abitanti di Barcellona che da tempo protestano sull’eccessivo volume di turisti in città che impatta negativamente sulla qualità della vita quotidiana e che ha accesso definitivamente la questione a livello globale. Una delle cose più interessati sull’overtourism l’ho letta da Caterina Borelli, dottoressa di ricerca in antropologia all’Università di Barcellona:

“È il turismo mordi e fuggi quello che ha l’impatto più pesante sul tessuto cittadino. Fa collassare il trasporto pubblico, intasa le zone centrali e le direttrici per raggiungerle, mentre i turisti consumano cibi da asporto che generano quantità sproporzionate di rifiuti e acquistano paccottiglia. Il danno all’immagine della città, per non parlare della qualità di vita dei suoi abitanti, è evidente”

Non solo Barcellona, anche l’isola di Mallorca è pronta a limitare il numero di turisti e contrastare gli affitti illegali, qui l’articolo completo, così come il Governo dell’Islanda è pronto a dare una stretta ad AirBnB. Amsterdam, che ha regolamentato il fenomeno degli home rental sin dai primi tempi, ora si ritrova nella situazione di dover intervenire ulteriormente.

La protesta contro l’overtourism si è estesa anche in Italia

A Venezia, prima un referendum popolare (privo di validità legale) che ha bocciato le grandi navi, poi duemila persone hanno manifestato contro lo spopolamento della città, sempre più per visitatori che per veneziani.

Firenze la proposta sul tavolo è la destagionalizzazione, ossia la diversificazione delle esperienze turistiche attraverso una governance dei flussi fuori dal centro storico in periodi di alta. Ma come si fa a convincere un turista, che sia un cinese venuto per una settimana o un romano in visita giornaliera, ad andare altrove? Di certo non può essere un modello per Capri o le Cinque Terre, la cui soluzione all’overtourism potrebbe risiedere nel numero chiuso.

E a Roma? Quali proposte allo studio contro l’overtourism?

I luoghi simbolo presi d’assalto potrebbero vedere delle limitazioni negli accessi, con “tornelli” ad ogni punto d’accesso o con tariffe più alte per disincentivare gli arrivi. Irrealistico! L’overtourism è un disagio per tutti, turisti e cittadini. Ma quello che costituisce una vera problematica, più del degrado, è lo spopolamento dei centri urbani, dovuto dall’abbandono di residenti, artigiani e commercianti per logiche legate al mercato delle rendite.

Se accettiamo che ogni luogo possa esser un brand o da commercializzare al prezzo più alto, che un artigiano vada via per fare spazio all’ennesimo H&M, così come abbiamo accettato che gli appartamenti dei centri urbani erano destinati a studenti e aziende e ora sono diventati esclusiva per B&B o casa vacanze per le logiche di maggior profitto, allora cosa diventeranno i centri urbani in futuro?

Luoghi senza più una storia da comunicare a causa di una vera e propria perdita identitaria, di fatto dei non luoghi. Il problema non è tanto da attribuire ad AirBnB o piattaforme simili, perché le destinazioni presto o tardi sarebbero comunque al collasso per i flussi giornalieri fuori controllo, quelli mordi e fuggi che portano poca spesa turistica. Ogni destinazione sarebbe comunque obbligata a definire limitazioni tali oltre le quali un’unità aggiuntiva di turisti non arrecherebbe benefici ma solo costi sociali.

Soluzioni all’overtourism?

Quindi, ogni destinazione dovrebbe individuare soluzioni mirate, con le proprie regole, ad un problema comune. Ma la ricetta non può allontanarsi da un mix di buona Governance e cultura dell’accoglienza. La decongestione dei centri storici passa soprattuto per queste politiche, con una strategia chiara e coordinata da parte dei governi locali. Così come una visione integrata del fenomeno, forecast attendibili degli arrivi, investimenti su nuovi strumenti (anche digitali) e prenotazioni online con 24/48 di anticipo per visitare le principali attrazioni artistiche e culturali, dando modo di organizzare al meglio i servizi di accoglienza. Fare promozione della destinazione per incentivare gli arrivi senza porsi quesiti sul livello dell’accoglienza e sulla qualità del soggiorno, di fatto, non è più sostenibile. Forse servono politiche più sostenibili e nuove figure professionali che si preoccupino di promuovere il territorio ma soprattuto di preservarlo.

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