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Turismo italiano al tempo del Covid: news e proposte per contrastare il fenomeno e rilanciare il settore turistico alberghiero.

Il coronavirus è il fenomeno imponderabile che ha portando nel turismo milioni cancellazioni e ad una bolla di incertezza sul resto della stagione in Italia e in Europa.  Sta producendo un impatto devastante sia sul turismo leisure che business con ricadute economiche e sociali non ancora quantificabili. Ma se è vero che la stagione che verrà sarà aperta agli spostamenti, allora bisogna organizzarsi e non lasciarsi scoraggiare cercando di capire come si determina la nuova domanda, le dinamiche e le esigenze del turista al tempo del covid e strutturando una proposta per attrarlo.

È il turismo a pagare gli effetti più pesanti del Covid

Secondo quanto rilevano i consulenti del lavoro, tra giugno 2019 e 2020, il mercato del lavoro italiano ha subito un crollo di 841 mila occupati (-3,6%) e il settore turistico, alberghi e ristoranti, in particolare, nel secondo trimestre, ha registrato un calo occupazionale di 246 mila unità (-16,1%), di cui 158 mila nei servizi di ristorazione (-13%) e 88 mila nel settore degli alloggi: quest’ultimo ha visto crollare la base occupazionale del 28,3%.

Leggi di più su: gli effetti sull’occupazione.

Turismo e Covid: così cambiano i viaggi del futuro

Secondo una riflessione di Deloitte, per rilanciare il turismo non basta “virtualizzarlo” come è stato necessario fare in questi mesi. Il rilancio verrà da itinerari iper-personalizzati e mete meno conosciute come i piccoli borghi. Ripensare il turismo ma non solo “virtualizzandolo”. E’ questa la proposta comparsa sul blog di Deloitte Italia presentando i dati rielaborati dal network. Come farlo ripartire dunque? Attraverso la coesistenza digitale-fisico, l’iper-personalizzazione e lo slow tourism. 

Leggi di più su: come cambiano i viaggi del futuro

L’incertezza del momento sta facendo emergere tutta la fragilità di un sistema troppo frammentato che invece, in maniera unitaria e a partire da un organo preposto, dovrebbe costruire nuove e efficaci azioni di destination branding volte a creare nel turista/consumatore l’advocacy positiva. Bisogna tornare a raccontare i musei, i teatri, l’arte, la cultura e la bellezza dei territori italiani, le loro eccellenze e peculiarità e uscire dal loop in cui siamo precipitati.

Cosa fare se si ha una struttura alberghiera

La cosa più errata da fare è trasmettere insicurezza e incapacità nell’offrire soluzioni per i propri ospiti abituali e per quelli potenziali. Non attivarsi per garantire un soggiorno sicuro e nel giusto confort è come darsi la zappa sui piedi. Rinunciare a promuoversi o smettere di comunicare, il vero suicidio.

Non saranno i soldi a fondo perduto o i bonus a risollevare le sorti della tua struttura alberghiera quando la capacità di costruire una proposta valida, tenendo presente che la domanda è cambiata e bisogna ripartire con coesione ma con regole e ricette nuove.  È tempo di rivedere i rapporti con Booking e OTA per l’alberghiero e l’extralberghiero, di rivedere i rapporti con le agenzie marketing (Molte hanno abbandonato gli albergatori), ripensare anche la qualità dell’accoglienza, la formazione e la digitalizzazione dei processi. Perché chi pensa di ripartire con le vecchie regole finirà col distruggere un settore che produce ricchezza e competenze una volta per tutte.

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